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Panico da traffico

Cause generali

Le cause esatte del disturbo da panico sono ancora in fase di studio. Alcune teorie  attribuiscono il problema sostanzialmente all’ingigantirsi dei sensi di colpa. Infatti la paura più grande di un essere umano, insieme alla paura della morte cui è spesso associata, è di non valere agli occhi degli altri e di poter essere considerato in modo negativo o con ostilità. Oppure si può ingigantire il timore di aver commesso degli atti riprovevoli agli occhi delle persone che ci sono care. Quando però si prova questa sensazione vuol dire che agiscono ricordi emotivi di ferite che ha subito la nostra autostima durante la nostra formazione. Traumi dovuti molto spesso all’inadeguatezza psicofisica rispetto agli adulti con i quali conviviamo e ci confrontiamo, ma anche a episodi che avrebbero potuto essere evitati, come abbandoni, mancanza di affetto, critiche cattive, ferite all’amor proprio. Disturbi che non sono però considerati malattie o anormalità, ma sofferenze legate alle caratteristiche del processo evolutivo della specie umana. Sofferenze inevitabili, ma che possono essere combattute e – in maggiore o minor misura – attenuate.

Riconoscere i sintomi.

A scatenare le prime crisi possono essere lo stress o un fatto molto doloroso come un lutto, un incidente o una separazione:ciò manda in tilt il nostro equilibrio. E così la mente comincia a reagire in modo esagerato a qualsiasi pericolo, anche il più piccolo. Per questo oggi gli attacchi di panico vengono curati soprattutto con la psicoterapia, ma anche con nuovi farmaci, capaci di controllare proprio le reazioni del nostro cervello.

I sintomi di un attacco sono quasi sempre gli stessi. Inizia con un improvviso senso di oppressione e di soffocamento, poi il cuore comincia a battere fortissimo, si suda e si comincia a tremare. Infine arriva il terrore:senza alcun motivo, si prova un’invincibile paura di svenire e poi di  morire. Il tutto dura circa un’ora,poi passa:ma lascia esausti e senza forze.

In Italia tre persone su cento soffrono di attacchi di panico. Ciò significa che nel nostro Paese,i malati sono almeno un milione e mezzo. E le donne sono in numero doppio rispetto agli uomini.

I sintomi  premonitori, come detto, appaiono improvvisamente, senza alcuna causa apparente e  possono includere

  • Terrore, una sensazione che qualcosa di inimmaginabilmente orribile sta per succedere e si è impotenti per prevenirlo
  • Paura di perdere il controllo e fare qualcosa di imbarazzante o di diventare matti
  • Sensazione di morte imminente
  • Pianto
  • Sensazioni di rivissuto (deja-vu)

Non è semplice capire subito che a scatenare questi attacchi è un problema psicologico. Molti pensano di essere colpiti da una crisi cardiaca o di asma. Anche i medici possono sbagliare:uno studio americano ha stabilito che un malato di attacchi di panico viene visitato,in media,da almeno sei specialisti prima di riuscire ad avere la diagnosi giusta. E questo significa che,nella grande maggioranza dei casi,si viene curati troppo tardi. Se non si interviene subito, infatti,tenere la situazione sotto controllo diventa molto difficile. Dopo le prime crisi scatta la cosiddetta ansia anticipatoria, cioè si ha continuamente paura che l’attacco si ripeta. Per questo si evitano le situazioni, o i luoghi, in cui si è già stati male. Diventa impossibile salire sui tram,sui treni,sulle auto. O anche entrare in ascensore. Nei casi più gravi, la sola idea di uscire di casa scatena un attacco.

 Perché nel traffico.

 Crisi  di panico in aumento sono quelle che si verificano all’improvviso in mezzo al traffico. I pazienti raccontano che,in auto,avvertono arrivare senza segni riconoscibili una paura inspiegabile che blocca le capacità di guida:i riflessi si appannano e sembra di perdere il controllo di se stessi.E’ più frequente in autostrada in mezzo ad automezzi pesanti e sulla corsia centrale, laddove si possa avere l’impressione di essere bloccati e di non avere vie d’uscita che consentano un controllo delle proprie volontà. Analogamente si può scatenare prima o durante un percorso in galleria,maggiormente se la galleria è lunga e non si veda l’uscita.Le forze sembrano mancare con conseguente paura del pericolo imminente per sé e per gli altri, e l’unica cosa che  si vorrebbe fare è cedere il volante ad un altro autista. Il panico del traffico può iniziare anche giorni prima dei viaggi, o appena ci si mette alla guida.

Un consiglio pratico è quello di mettersi,in autostrada,sulla corsia di destra a minore velocità:questo consente di controllare una via di fuga(sosta di emergenza,motel,piazzole)e quindi di avere la sensazione di una maggiore tranquillità. Altro consiglio è quello di sorseggiare una bottiglietta d’acqua,in modo da calmare l’arsura e distrarre l’attenzione. Inoltre può essere utile masticare chewingum, per fare movimenti ritmici che consentano di bruciare l’adrenalina.

Terapie su misura.

 Se viene diagnosticato e curato efficacemente però, questo disturbo è curabilissimo. Se il vostro medico non ha trovato alcuna malattia e i sintomi si ripetono, chiedete aiuto ad uno psicoterapeuta. O ai centri ospedalieri per la cura dei disturbi d’ansia. Nella maggior parte dei casi è efficace una “terapia integrata” che prevede l’uso di farmaci ma anche un aiuto psicologico. Le prime sedute

servono soprattutto per conoscere meglio gli attacchi.Il paziente impara a individuare i sintomi e a tenerli sotto controllo con semplici tecniche di rilassamento.Ma lo psicoterapeuta aiuta anche a spezzare il circolo vizioso dell’ansia e a capire che non esistono legami tra  i posti che si frequenta e la malattia. In questo modo,dopo qualche tempo,il malato sa controllare meglio le crisi e può ricominciare gradualmente a fare una vita normale.

 Ecco  cosa fare subito.

 Come bisogna comportarsi se arriva un attacco  di panico?

Ecco i consigli degli specialisti:

*Durante la crisi, il corpo produce adrenalina. Per bruciarla camminate, o fate esercizio fisico. Oppure tendete e rilassate i muscoli delle braccia, delle cosce, gli addominali, i pettorali, le mascelle.

*Respirate in modo profondo e ben ritmato.

*Contate, cantate, parlate ad alta voce o leggete: è un buon metodo per evitare di concentrarsi troppo sulla paura.

*Distraete il cervello, focalizzando l’attenzione su altri pensieri più forti, di maggiore piacere e/o di maggiore impatto (ricordi, fantasie anche sessuali, progetti imminenti, problemi familiari…).

 

 

Siamo tutti Narciso

Dott. Luigi Mastronardi *

Dott.ssa Monica Velletrani **

Psicologo-psicoterapeuta,Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Dinamica Breve

RIASSUNTO

Si presenta la connessione tra medicina estetica e stati emozionali in soggetti affetti da inestetismi da alterazioni corporee e facciali, con struttura di personalità coerente all’esame di realtà e con una sana aspirazione a sentirsi e vedersi meglio fisicamente, e in soggetti affetti da anoressia nervosa, bulimia e dismorfofobia, la cui patologia è di natura psichiatrica.

Inestetismi quali l’acne, l’obesità, l’invecchiamento della pelle, cellulite ed alopecia areata, sono portatori di conseguenze negative per la salute fisica e mentale del soggetto che ne è affetto; associati ad essi possono svilupparsi quadri depressivi, ansia, sensazione di rifiuto e bassi livelli di autostima.

Statisticamente il 33% delle donne che si rivolgono ad uno specialista in medicina estetica, presenta alterazioni nella percezione dell’immagine corporea e il 46% degli obesi è affetto da almeno un disturbo mentale.

Il medico dovrebbe valutare adeguatamente i propri pazienti, indirizzandoli e collaborando attivamente con uno specialista della salute mentale, in particolare della psicologia del benessere, considerate anche le implicazioni sociali e culturali, se sospetta una patologia mentale correlata.

SUMMARY

The connection between aesthetics medicine and emotional state may be found in subjects suffering from facial and physical alterations, in well-balanced subjects, in subjects that care their physical well-being and in subjects suffering from psychiatric pathology like anorexy, bulimia, body dysmorphic disorder.

Acne, obesity, ageing of skin, cellulitis and alopecia areata negatively influence on physical and psychic condition of the subjects, connected pathology like depression, anxiety and feeling of refusal may be found.

Statistically 33% of aesthetics medicine specialist’s pacients (female) have an altered physical image of themselves, 46% of obeses suffers from a metal disorder.

If the doctor diagnoses a mental related phatology, he may actively collaborate with a mental illness specialist considering the cultural and social implications of this kind of phatology.

“Narciso, stanco per il lungo andare, si curvò a bere alla fonte, e nelle acque scorse una gratissima immagine. “Chi è quella bella persona?” Si chiese “Deve essere lo spirito dell’acqua”.

Mai Narciso aveva visto un volto più attraente: era incatato, incapace di distaccarsi da quello che in realtà era soltanto il suo riflesso.

“Bella creatura” supplicò “perché mi sfuggi? Sappi che ogni ninfa dei boschi e dei monti si è innammorata di me” Intanto lacrime di desiderio gli scorrevano lungo le guance e cadevano nell’argenteo pozzo d’acqua, per cui subito l’immagine scomparve.

Non riusciva più a distaccarsi dalla fonte e dalla bella creatura che vi dimorava e Narciso trascorse un giono dopo l’altro chino sull’acqua, godendosi con lo sguardo il proprio riflesso, senza capire che era il suo. Un po’ alla volta perdeva il colore, diventava trasparente, era ormai solo una cerea immagine di se stesso, uno schiavo d’amore com’era, non se ne accorgeva affatto.

Alla fine Narciso scomparve del tutto e non restò più traccia nel mondo dei viventi; il suo ultimo sguardo, mentre come era sempre era chino sull’acqua, fu per la bella immagine che vi scorgeva.

Le ninfe, che per lui avaevavo perduto il cuore, raccolsero legna e prepararono una pira funebre, sulla quale avrebbero voluto bruciarne il corpo, com’era usanza fare. Ma dei resti di Narciso non si trovò traccia, a parte un fiore a sei petali con un cuore conico, che cresceva sulla sponda della fonte dove narciso era solito inginocchiarsi.

A quel fiore le ninfe diedero il nome del bellissimo giovane e ancora oggi si chiama narciso”[1].

INTRODUZIONE

La fiaba di Narciso, un mito della nostra cultura, appare quantomai attuale. Viviamo, infatti, “bombardati” da messaggi che ci inducono alla ricerca ossessiva della bellezza estetica, l’individuo è esaltato dai mezzi di comunicazione solo se si mostra, se è bello, desiderabile…

Non si può negare che viviamo nell’epoca del consumismo sfrenato, in una realtà sempre più materialista e ossessionata dalla perfezione e il culto del corpo, in cui si sono tralasciati altri valori fondamentali. Allo stesso modo, è altrettanto importante considerare che ognuno di noi utilizza un corpo e un volto come “porta d’entrata” nel mondo delle relazioni interpersonali, per cui è impossibile negare la rilevanza del sentirsi a proprio agio e in armonia con il proprio aspetto fisico.

Per queste ragioni, gran parte degli inestetismi, quali l’acne, l’obesità, i cambiamenti della pelle ad opera dell’invecchiamento, le insufficienze vascolari periferiche, l’alopecia, tra gli altri, sono portatori di conseguenze negative, non soltanto per la salute fisica, ma sono in stretta relazione con lo stato di salute mentale e senso di benessere degli individui.

In particolare, nello sviluppo di stati depressivi, di ansia, di sentimenti di rifiuto sociale, bassi livelli di autostima e senso di sfiducia, le alterazioni fisiche sopra menzionate potrebbero portare ad un peggioramento complessivo nella qualità della vita delle persone, contribuendo ad ritiro individuale e sociale.

Per tali motivi e da questa prospettiva, la medicina estetica e la psicologia del benessere possono “lavorare” fianco a fianco e in stretta relazione, nel loro contribuire a migliorare complessivamente l’esistenza di ogni essere umano.

Nel presente articolo, si propone la relazione tra medicina estetica e stati emozionali sia in soggetti con alterazioni corporee e del volto e una struttura di personalità coerente con l’esame di realtà sia in soggetti affetti da anoressia nervosa, bulimia, dismorfofobia, la cui patologia è di natura psichiatrica.

DISCUSSIONE

Nel corso di tutto il XX secolo e in quello attuale, si sono verificati straordinari passi in avanti nel campo della scienza e della tecnologia che, congiuntamente ai consistenti cambiamenti sociali, culturali e nello stile di vita di ognuno. Tali modificazioni non sempre hanno avuto delle conseguenze sane nel comportamento e nelle abitudini delle persone; suggerendo nuovi canoni e ideali di bellezza, hanno spesso messo a dura prova il senso d’integrità della persona, proprio perchè tali ideali non sempre possono essere realmente raggiunti.

Un esempio per tutti è rappresentato dal modo in cui i mezzi di comunicazione e la pubblicità fomentano l’imitazione di modelle con corpi magrissimi, come simboli di benessere, salute, successo e potere.

I mass media hanno un ruolo fondamentale in questa promozione, ponendo il problema che per raggiungere la bellezza fisica sono necessari sforzo, costanza, disciplina e denaro. Vi è una chiara motivazione alla vendita, dove corpo e bellezza sono il pretesto e il consumo è il proposito.

La conseguenza più evidente è che l’industria del “diet” è passata da un fatturato di 147 milioni di dollari nel 1989 a 335 milioni di dollari nel 1994. Allo stesso modo, l’industria della cosmesi ha registrato un incremento cumulativo del 128.66% tra il 1991 e il 1995, con una crescita del fatturato netto da 1.5 a 3.4 bilioni di dollari.

Ciò che è stato trascurato da questi imprenditori della “bellezza a tutti i costi” è che l’aspetto fisico e la salute mentale non possono prescindere l’una dall’altra, sono sempre in stretta interconnessione. Il disagio causato dal sentirsi poco attraente si colloca in un continuum che va da livelli lievi di malessere psicologico, fino ad arrivare a forme gravi di disturbi nevrotici, psicotici e di personalità. Attraverso la lettura dei risultati di diverse ricerche, si è potuta rilevare l’associazione tra alterazioni emotive e cognitive con la presenza di patologie estetiche. Nella maggior parte dei casi è difficile stabilire quale dei due aspetti sia stato il primo a comparire, se la malattia mentale o quella fisica.

È stato dimostrato che il sentimento di insoddisfazione per la propria immagine corporea dà luogo ai seguenti disturbi psicologici:

  1. Scarso livello di autostima. Diversi studi al riguardo confermano che tra il 25% e il 40% del livello di autostima è in relazione con l’immagine corporea percepita come negativa o positiva, dimostrando così, che se un soggetto percepisce il proprio corpo come non piacente, gli risulta molto difficile amarsi “dentro”;
  2. Difficoltà nelle relazioni interpersonali con problemi d’ansia nelle situazioni sociali. Considerare la propria persona come non piacente dal punto di vista fisico, genera paure nelle situazioni sociali e di esposizione personale e induce ad adottare comportamenti di “fuga”;
  3. Problemi nella sfera sessuale. La persona sente che il proprio corpo nudo è brutto ed inaccettabile. Quest’idea incrementa lo stato d’ansia con ricadute negative sul comportamento sessuale. Si concentra l’attenzione a vedere come si presenta il proprio corpo, piuttosto che al piacere dell’esperienza in sé.
  4. Disturbi depressivi. Questi alimentano il circolo vizioso del rifiuto della propria immagine, fino ad arrivare a vissuti di disperazione e severa autocritica.
  5. Disturbi della condotta alimentare.Tali comportamenti possono dar luogo a quadri clinici gravi quali l’anoressia nervosa e la bulimia.

È importante sottolineare, che queste alterazioni oltre ad avere una rilevanza a livello estetico, mentale ed emotivo, possono inficiare la salute di sistemi e organi vitali, come nel caso dell’obesità e l’insufficienza vascolare periferica.

Andiamo a vedere ciò che dicono studi scientifici accreditati al riguardo di alcuni fra i più comuni disturbi della sfera estetica.

OBESITÁ

Questo disturbo richiama immediatamente una stigmatizzazione sociale non meritata: gli obesi sono rappresentati socialmente con lo stereotipo dello “stupido” e del “lascivo”. Non si dovrebbe trascurare, invece, che l’obesità infantile potrebbe minare profondamente il senso di autostima durante l’adolescenza, fino ad arrivare a gravi stati di tristezza, solitudine e aggressività, con l’aumento di comportamenti a rischio come consumo di tabacco e alcool.

ANORESSIA E BULIMIA

Le persone affette da anoressia nervosa presentano dei tratti psicologici particolari. Sono perfezioniste, ossessive, emotivamente immature, fortemente competitive, intelligenti e molto dipendenti dalla famiglia. La loro autostima dipende dal peso e dalla dieta. Sono poco coscienti del loro problema e difficilmente arrivano a chiedere aiuto per la perdita di peso. Generalmente si consultano con il medico per le conseguenze somatiche causate dalla mancanza di alimentazione.

Le persone affette da bulimia, sono emotivamente instabili, impulsive e depresse, con tendenze all’automedicazione. Hanno uno scarso senso di autostima, incompetenza sociale e un grande bisogno di approvazione esterna. Come le anoressiche, sono affette da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per la dieta. Generalmente si tratta di donne con tendenza al sovrappeso che presentano sintomi ansiosi (per es. nelle situazioni di esposizione sociale).

DISMORFOFOBIA

I pazienti che presentano tale disturbo si caratterizzano per un comportamento di continua ricerca di conferma: guardarsi allo specchio, nei vetri delle auto, negli specchietti retrovisori, vetrine, ecc. (mirror-checking). Si presentano anche dei comportamenti di mascheramento dei difetti, di maquillage di una zona del corpo e utilizzo di cappelli e barbe per coprire cicatrici o altri difetti.

La diagnosi è esclusivamente clinica e dovrebbe essere riconosciuta quanto prima da dermatologi e chirurghi plastici, soprattutto in presenza di lamentele incosistenti e ripetitive riguardanti il proprio aspetto fisico. In questo modo si eviterebbero trattamenti chirurgici non necessari.

L’insoddisfazione nei confronti dei trattamenti chirurgici, trapianti di capelli, ecc., è la normalità in questi pazienti, che possono presentare in alcune occasioni tratti narcisistici e paranoici di personalità e sono spesso aggressivi ed ostili.

ACNE

L’acne, nella sua forma più estesa facciale e nodulo cistica, può inficiare il funzionamento psicologico dei pazienti che ne sono portatori, trattandosi di soggetti in età adolescenziale.

Le deformazioni facciali possono incidere notevolmente sulla percezione dell’immagine personale e sull’autostima: gli individui con personalità premorbose e con acne (non necessariamente nelle sue forme più gravi), possono sviluppare disturbi psicologici e sociali.

Diversi studi hanno rilevato la correlazione tra acne, sviluppo della depressione e rischio di suicidio.

RISULTATI

I risultati statisticamente significativi ai quali si è giunti negli studi al riguardo più recenti sono i seguenti.

Il 33% delle donne che si rivolgono ad uno specialista di medicina e chirurgia estetica, presentano alterazione nella percezione dell’immagine corporea; mentre nella popolazione totale, la percentuale delle persone “ossessionate” dal proprio aspetto fisico risulta essere del 10%.

OBESITÁ

Vi sono pochi studi che riguardano quest’area, comunque si è rilevata una percentuale del 46% di pazienti che soffrono contemporaneamente di qualche disturbo mentale. Le diagnosi prevalenti e le loro percentuali di presenza sono: disturbo compulsivo 27%, bulimia atipica 6.7%, diturbi dell’adattamento 15.2%, disturbi di personalità 10%.

ANORESSIA E BULIMIA

I soggetti affetti da anoressia, spesso soffrono anche di disturbi d’ansia, incluse fobie e disturbo ossessivo-compulsivo. Circa il 25% sono affetti da fobie sociali. Tra il 40% e il 80% di tutti i pazienti con tale disturbo soffrono di depressione.

Nei bulimici la percentuale di mortalità è di circa il 5% per suicidio causato da depressione e ansia.

DISMORFOFOBIA

In una serie estesa di 130 casi esaminati, il 30% era stato ricoverato; la media degli inteventi era di 2 ± 1.3, e alcuni pazienti erano stati operati fino a sei volte. Questi pazienti di solito sono molto dipendenti e le loro aspettative sono più idealizzate che reali.

ACNE

Il 50% degli adolescenti con acne soffrono d’ansia causata dalla loro malattia,tra il 18% e il 44% di depressione e fra questi il 10% avrà un excursus psicopatologico cronico indipendente dall’acne. Il 5.8% dei pazienti affetti da acne, possono presentare fantasie di suicidio.

ALOPECIA AREATA

Lo studio di Ferrando e coll. ha rilevato una psicopatologia nel 77.2% dei pazienti, con una prevalenza di disturbi psico fisiologici (29.8), il disturbo misto ansioso-depressivo (15.8%), il disturbo dell’adattamento depressivo (8,8%), il disturbo di ansia (8.8%) e crisi d’angoscia (5.3%).

CONCLUSIONI

Tendendo conto di questi dati, è di primaria importanza valutare lo stato emotivo e mentale dei pazienti che fanno richiesta trattamenti di medicina estetica, così come considerare le aspettative del trattamento, le fantasie, complessi, paure, livelli di ansia e depressione.

I pazienti con disturbi nella percezione dell’immagine corporea non dovrebbero essere trattati esclusivamente dal punto di vista estetico. Il medico estetista dovrebbe avere la possibilità di effettuare una valutazione dell’area cognitiva ed emotiva, per chi si rivolge a lui per una consulenza, indirizzando eventualmente a professionisti della salute mentale.

Quest’ultimo punto è di fondamentale importanza, ma è necessario fare alcune considerazioni. Abbiamo visto come lo stato mentale ed emotivo dell’individuo influenza il suo aspetto esteriore ed è altrettanto vero anche l’opposto. Il concetto di benessere, se si vuole prescindere dalle mode del momento e ricercarlo tra quei valori perduti, di cui si menzionava sopra, è dunque connesso allo stato di salute, alla serenità interiore, al sentirsi in armonia con il corpo e con la mente, al sentirsi a proprio agio con se stessi e con gli altri. Tale vissuto ha sempre un significato soggettivo, rispetto al quale non ci sono criteri fissi, né ad esso si possono subordinare i sentimenti e i desideri di ciascun individuo. Non si tratta nemmeno di apportare unicamente cambiamenti al proprio corpo, al fine di vivere un’esistenza all’insegna del benestare e della migliore qualità della vita.

La psicologia del benessere, propone la possibilità vera di un “completo star bene”, attraverso il passaggio da un concetto utopico alla realtà; senza di questo, si corre il rischio di inseguire un ideale mai raggiungibile, mai afferrabile, inseguire un sogno e fare la fine di Narciso del nostro racconto iniziale.

La psicologia del benessere propone di superare i valori del mercato per accompagnare l’individuo nella sua ricerca di “vera soggettività”, non soltanto dove esista una richiesta esplicita di sostegno terapeutico, ma dove sia forte il desiderio d’espansione dell’autonomia personale.

Collaborare con la medicina estetica è un ambito possibile d’attuazione ai fini di tale importante obiettivo.

MATERIALE E METODI

La metodologia utilizzata nel presente studio è stata l’analisi e lo studio delle ricerche e delle statistiche attuali che riguardano l’argomento della psicologia e della medicina estetica. Le statistiche riportate indicano la correlazione tra in estetismi e quadri psicopatologici.

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Benessere e disturbi psicosomatici

Quante volte ci è capitato, in un momento di tensione, di sentire “un nodo in gola”? Ebbene, in tal modo ciò che sperimentiamo altro non è che la somatizzazione, ossia un collegamento diretto tra le nostre emozioni e il nostro corpo. La somatizzazione, in realtà, investe qualsiasi tipo di manifestazione somatica, così come qualsiasi nostro pensiero ed emozione avrà ripercussioni sul corpo.

La psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e la ricerca sui rapporti tra mente e corpo, possono senz’altro fornire una nuova prospettiva di risanamento integrale dell’individuo, volto non soltanto all’eliminazione del sintomo, ma al raggiungimento di un equilibrio psicosomatico generale.

Diventa allora indispensabile adottare un punto di vista che prenda in considerazione sia il corpo sia la mente dei pazienti, valutandone di volta in volta disturbi e malattie in maniera più “personalizzata”.

La Psicologia del Benessere si basa teoricamente su questa relazione proprio in quanto concepisce l’uomo come un’unità, avvicinandosi a lui con una visione biopsicosociale. L’accento sull’esistenza di uno stretto rapporto psiche-corpo presuppone che le persone, che desiderino il miglioramento del proprio stato, inizino a porre l’attenzione sia alla salute fisica che a quella psichica.

Per fare in modo che ciò avvenga occorre sviluppare un’autopercezione, ossia una percezione della propria unità corporea; in tal modo l’individuo inizierà ad “ascoltare” il suo organismo biologico, riconoscendo tutti i segnali che arrivano dal proprio corpo, i suoi limiti, i suoi bisogni, ciò che causa dolore o piacere.

Purtroppo, spesso, il ritmo frenetico della quotidianità ci fa dimenticare di “ascoltarci”, per cui può capitare di mangiare senza fame, non riposare quando si è stanchi, ignorare il dolore che potrebbe avvertire che qualcosa non vada, finendo con il perdere il controllo.

E’ molto importante, quindi, riprendere la comunicazione con noi stessi, rispettando il più possibile i ritmi e le necessità del nostro corpo, acquistando, così, un’effettiva autoconsapevolezza.

Concludendo vorrei, dunque, sottolineare l’importanza del mantenimento di una qualità di vita globale, particolarmente rilevante nel raggiungimento dello stato di benessere; i concetti circa la connessione psiche-soma dovrebbero riflettersi nella vita di ciascuno di noi, come un invito allo sviluppo di un maggiore senso di integralità.

A questo scopo la nostra attenzione deve rivolgersi sia agli aspetti biologici: cioè alimentarsi adeguatamente, evitare il fumo, praticare un’attività fisica, mettersi in contatto con i propri ritmi interni, sia a quelli psichici: non preoccuparsi eccessivamente, evitare i piccoli dissapori quotidiani, coltivare sani rapporti sociali, allontanarsi dalle situazioni spiacevoli, cercare di risolvere pacificamente i conflitti interpersonali attraverso il dialogo, cercare di superare il rancore.

 

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